domenica 6 maggio 2012

Gustave Flaubert - Madame Bovary

- Dove va il signore? - chiese il cocchiere.
- Dove vuoi! - disse Léon spingendo Emma nella carrozza.
E la pesante vettura si avviò.
Prese giù per la Rue Grand-Pont, attraversò la Place des Arts, il Quai Napoléon, Pont Neuf e si fermò di colpo davanti alla statua di Pierre Corneille.
- Avanti! - gridò una voce di dentro. La carrozza ripartì e, dopo l'incrocio La Fayatte, lasciandosi portare dalla discesa, entrò al gran galoppo nella stazione ferroviaria.
- No, a diritto! - gridò la stessa voce.
La carrozza uscì dai cancelli e, poco dopo, arrivata sul corso, ricominciò a andare lentamente al trotto, tra i grandi olmi. Il cocchiere si asciugava la fronte, si mise il cappello di cuoio tra le gambe e la guidò fuori dai viali laterali, sul bordo dell'acqua, vicino al prato.
Andò lungo il fiume, sulla strada alzaia acciottolata a secco e, ancora avanti, dalla parte di Oyssel, al di là delle isole.
Ma all'improvviso la carrozza partì di slancio attraverso Quatremares, Sotteville, la Grande-Chaussée, la Rue d'Elbeuf e fece la terza fermata davanti al Jardin des Plantes.
- Avanti, avanti! - gridò la voce ancor più infuriata.
E riprendendo subito la corsa, la vettura passò per Saint-Sever, per il ponte, quindi per Place du Champs-de-Mars e dietro i giardini dell'ospizio dove qualche vecchio vestito di nero passeggiava al sole lungo una terrazza tutta verde di edera. Risalìil Boulevard Bouvreuil, percorse il Boulevard Cauchoise, poi tutto il Mont-Riboudet fino alla collina di Deville.

Tornò, e allora, senza programma né direzione, cominciò a vagabondare a caso. Fu vista a Saint-Pol, a Lescure, al monte Gargan, alla Rouge-Mare e in Place du Gaillard-bois; poi in Rue Maladrerie, in Rue Dinanderie, davanti a Saint-Romain, a Saint-Vivien, a Saint-Maclou, a Saint-Nicaise, là davanti alla Dogana, alla Basse-Vieille-Tour, alle Trois-Pipes e al Cimetière Monumental. Di tanto in tanto, il cocchiere, da cassetta, gettava sguardi disperati alle osterie. Non comprendeva che furore di locomozione spingesse quegli individui a non volersi mai fermare. Qualche volta cercava di arrestarsi, ma subito udiva dietro di sé esclamazioni di collera. Allora frustava a più non posso i due ronzini tutti sudati, senza preoccuparsi delle scosse, sbattendo di qua e di là, noncurante di quello che poteva accadere, demoralizzato e lì lì per piangere di sete, di fatica e di tristezza.
Sul porto, in mezzo ai carri e alle botti, per le strade e alle cantonate, la gente sgranava tanto d'occhi per lo stupore davanti a quella cosa, così straordinaria in provincia: una carrozza con le tendine abbassate, che appariva e scompariva di continuo, chiusa più di una tomba, sballottata come un vascello.
A un certo momento, sul mezzo del giorno, in piena campagna, quando il sole dardeggiava più forte contro i vecchi fanali argentati, una mano nuda uscì di sotto le tendine di tela gialla e gettò via un pugnello di pezzetti di carta, che si dispersero al vento e ricaddero più lontano, come farfalle bianche, su un campo di trifoglio rosso tutto in fiore.
Poi, verso le sei, la carrozza si fermò in una stradina del quartiere Beauvoisine, e ne discese una donna che camminava con il velo abbassato senza voltare la testa.

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