- Dove va il signore? -
chiese il cocchiere.
- Dove vuoi! - disse Léon
spingendo Emma nella carrozza.
E la pesante vettura si
avviò.
Prese giù per la Rue
Grand-Pont, attraversò la Place des Arts, il Quai Napoléon, Pont
Neuf e si fermò di colpo davanti alla statua di Pierre Corneille.
- Avanti! - gridò una
voce di dentro. La carrozza ripartì e, dopo l'incrocio La Fayatte,
lasciandosi portare dalla discesa, entrò al gran galoppo nella
stazione ferroviaria.
- No, a diritto! - gridò
la stessa voce.
La carrozza uscì dai
cancelli e, poco dopo, arrivata sul corso, ricominciò a andare
lentamente al trotto, tra i grandi olmi. Il cocchiere si asciugava la
fronte, si mise il cappello di cuoio tra le gambe e la guidò fuori
dai viali laterali, sul bordo dell'acqua, vicino al prato.
Andò lungo il fiume,
sulla strada alzaia acciottolata a secco e, ancora avanti, dalla
parte di Oyssel, al di là delle isole.
Ma all'improvviso la
carrozza partì di slancio attraverso Quatremares, Sotteville, la
Grande-Chaussée, la Rue d'Elbeuf e fece la terza fermata davanti al
Jardin des Plantes.
- Avanti, avanti! - gridò
la voce ancor più infuriata.
E riprendendo subito la
corsa, la vettura passò per Saint-Sever, per il ponte, quindi per
Place du Champs-de-Mars e dietro i giardini dell'ospizio dove qualche
vecchio vestito di nero passeggiava al sole lungo una terrazza tutta
verde di edera. Risalìil Boulevard Bouvreuil, percorse il Boulevard
Cauchoise, poi tutto il Mont-Riboudet fino alla collina di Deville.
Tornò, e allora, senza
programma né direzione, cominciò a vagabondare a caso. Fu vista a
Saint-Pol, a Lescure, al monte Gargan, alla Rouge-Mare e in Place du
Gaillard-bois; poi in Rue Maladrerie, in Rue Dinanderie, davanti a
Saint-Romain, a Saint-Vivien, a Saint-Maclou, a Saint-Nicaise, là
davanti alla Dogana, alla Basse-Vieille-Tour, alle Trois-Pipes e al
Cimetière Monumental. Di tanto in tanto, il cocchiere, da cassetta,
gettava sguardi disperati alle osterie. Non comprendeva che furore di
locomozione spingesse quegli individui a non volersi mai fermare.
Qualche volta cercava di arrestarsi, ma subito udiva dietro di sé
esclamazioni di collera. Allora frustava a più non posso i due
ronzini tutti sudati, senza preoccuparsi delle scosse, sbattendo di
qua e di là, noncurante di quello che poteva accadere, demoralizzato
e lì lì per piangere di sete, di fatica e di tristezza.
Sul porto, in mezzo ai
carri e alle botti, per le strade e alle cantonate, la gente sgranava
tanto d'occhi per lo stupore davanti a quella cosa, così
straordinaria in provincia: una carrozza con le tendine abbassate,
che appariva e scompariva di continuo, chiusa più di una tomba,
sballottata come un vascello.
A un certo momento, sul
mezzo del giorno, in piena campagna, quando il sole dardeggiava più
forte contro i vecchi fanali argentati, una mano nuda uscì di sotto
le tendine di tela gialla e gettò via un pugnello di pezzetti di
carta, che si dispersero al vento e ricaddero più lontano, come
farfalle bianche, su un campo di trifoglio rosso tutto in fiore.
Poi, verso le sei, la
carrozza si fermò in una stradina del quartiere Beauvoisine, e ne
discese una donna che camminava con il velo abbassato senza voltare
la testa.
Nessun commento:
Posta un commento